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Trento, 17 marzo 2022
LO PSICOLOGO DELLE CURE PRIMARIE (DI BASE):
UNA FIGURA RICONOSCIUTA COME IL MEDICO DI FAMIGLIA
MA DEDICATO AL BENESSERE PSICOLOGICO

Proposta di mozione presentata da Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale Gruppo Misto/Europa Verde

Tutti abbiamo sperimentato nel corso della vita quanto la salute mentale sia fondamentale: un bene pubblico globale che dovrebbe essere accessibile a tutti.

La pandemia da Covid-19 ha ampliato divari e disuguaglianze, ma ha anche aumentato la consapevolezza dell’importanza della salute mentale e di una serie di azioni d’intervento per preservarla.

Si è abituati a considerare la salute fisica una priorità, ma abbiamo chiuso gli occhi di fronte alle conseguenze di una scarsa cura per quella psicologica. Oggi il 25% della popolazione europea è affetta da forme di depressione e il costo per il trattamento e la gestione dei disturbi dell'umore e dell'ansia aumenta di anno in anno.

Uno studio condotto all’inizio del 2021 da un consorzio di psichiatri, esperti di sanità pubblica e biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS offre una panoramica della situazione dei disturbi di ansia e depressione dopo il primo anno di pandemia.

Su un campione rappresentativo di oltre 6000 soggetti oltre il 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown, con un significativo peggioramento della qualità di vita comprese alterazioni del sonno, in più del 30% dei soggetti. In aumento il consumo di ansiolitici (il 20%) rispetto al periodo precedente al lockdown.

Come ha sottolineato la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia la metà degli italiani contagiati dal virus manifesta disturbi psichiatrici e, tra questi, il 42% riguarda ansia o insonnia, e il 32% è vittima di disturbi depressivi, un’incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale.

Inoltre, la crisi economica e lavorativa derivante dalla pandemia è una delle cause più conclamate per l’insorgenza dei disturbi di ansia e depressione: il rischio di depressione raddoppia in chi ha un reddito basso e tende a triplicarsi in chi è disoccupato.

Le donne, ancora una volta, sono più esposte al rischio: circa la metà delle donne italiane ha riportato un deterioramento del benessere mentale con peggioramento dei sintomi depressivi e della qualità del sonno, rispettivamente del 32% e 63% maggiore rispetto agli uomini.

L’organizzazione internazionale Save the Children ha recentemente promosso una consultazione che ha coinvolto oltre 1.000 docenti, in maggioranza della scuola primaria e secondaria di primo grado: la metà degli insegnanti interpellati ha rilevato nella classe una generale perdita degli apprendimenti (55,3%), 1 su 4 ha notato l’emersione di disturbi psicologici in almeno un caso tra i suoi studenti, 1 su 5 constata un forte impatto della povertà sulle famiglie e bambini che frequentano la scuola, mentre sono 70 i docenti (il 6,5% di quelli consultati) che segnalano nella propria scuola almeno un caso di abbandono scolastico.

Alcune problematiche, se non trattate, possono rovinare la vita a una persona, distruggere la famiglia che si era costruita, isolarla dalla rete sociale.

Se la domanda di interventi psicosociali è aumentata notevolmente negli ultimi anni, l’accesso alle cure è particolarmente complicato per molte persone. Allo psicologo privato può rivolgersi solo chi può permetterselo economicamente, gli altri devono rivolgersi al pubblico trovandosi ad affrontare lo scoglio di liste di attesa di mesi. Gli psicologi che operano nel servizio pubblico sono pochi e non riescono a rispondere in tempi brevi alle richieste di aiuto. Ma la malattia non ha pazienza, ha bisogno di essere intercettata e curata tempestivamente. Una figura gratuita e di raccordo tra la popolazione e gli specialisti potrebbe essere un’ottima soluzione.

In questo contesto si inserisce la figura dello psicologo di base o delle cure primarie, cioè di un professionista che si fa carico dei problemi psichici dei pazienti e delle loro famiglie fornendo un'assistenza psicologica di primo livello ed eventualmente reindirizzando la persona verso specialisti più qualificati per quel problema.

Un sistema di cure primarie utile ed efficace presuppone che l’attenzione alla componente psicologica della salute sia fondamentale: non solo offrire cure al disturbo psicologico, o trattare un problema individuale, occupandosi del benessere e della salute psicofisica dei cittadini di un territorio, in modo equo e accessibile, in modo da fornire a tutti indistintamente cura e terapia, ma anche promuovere consapevolezza e l’adozione di comportamenti positivi.

Risulta quindi fondamentale intercettare e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione, costituendo un filtro sia per i livelli secondari di cure che per il pronto soccorso. Intercettare i bisogni di benessere psicologici che spesso rimangono inespressi dalla popolazione e realizzare una buona integrazione con i servizi specialistici di ambito psicologico e della salute mentale di secondo livello e con i servizi sanitari più generali.

In Italia si discute di psicologia delle cure primarie almeno dal 2010, anno in cui è stata depositata la prima proposta di legge che intendeva introdurre la figura dello psicologo di base, ma ad oggi non esiste una legge nazionale che regoli la materia.

Nonostante questo vuoto normativo, alcune Regioni hanno deciso di far da sé. Negli ultimi anni infatti alcune di esse, come Veneto e Umbria, hanno avviato delle sperimentazioni.

La Regione Campania, con la LR 35 del 2020 ha istituito la figura dello psicologo delle cure primarie, a sostegno dei bisogni assistenziali emersi a seguito della pandemia e con la finalità di sostenere ed integrare l’azione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta nell’intercettare e rispondere ai bisogni assistenziali di base dei cittadini.

Il 18 gennaio 2022 la Giunta regionale della Lombardia ha approvato una mozione che propone l’introduzione dello psicologo delle cure primarie, con una prima sperimentazione all’interno delle Case della Comunità. Quindi ogni lombardo avrà a disposizione una figura territoriale di fiducia, accessibile, quotidiana e soprattutto gratuita di supporto psicologico.

Considerato che è vigente in Trentino la LP n. 5 del 2016 “Disciplina del servizio di assistenza e consulenza psicologica in provincia di Trento”, la stessa potrebbe essere potenziata prevedendo l’istituzione di un servizio di psicologia di cure primarie.

Tutto ciò premesso

il Consiglio della Provincia autonoma di Trento
impegna la Giunta provinciale

a valutare l’opportunità di prevedere l’istituzione della figura dello psicologo di cure primarie (o di base), una figura riconosciuta come il medico di famiglia, con il compito di garantire il benessere psicologico dei cittadini, rispondere al bisogno di accedere a prestazioni psicologiche a bassa soglia con una rapida presa in carico della persona e valorizzando l’appartenenza della dimensione psicologica nell’ambito delle cure primarie.

 

      Lucia Coppola

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